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GIOIELLI ROMANI
I romani per l'oreficeria presero a modello tanto l'oreficeria etrusca che quella greca, e perfino un tocco di oriente persiano. Indubbiamente però i primi orefici che servirono Roma furono etruschi. Ma l'oreficeria romana ebbe anche anelli a losanga incisa, di derivazione greca; o lo scarabeo girevole. I gioielli realizzati in oro e gemme si moltiplicarono verso la fine dell'età repubblicana e soprattutto a partire dall'età augustea (27 a.c.-14 d.c.), con l'apertura dei mercati orientali da cui provenivano le pietre preziose.

 

 

Soprattutto si diffusero le perle, pescate nell'Oceano Indiano e nel Mar Rosso, usate non solo nei gioielli, ma anche per ornare i vestiti e pure i calzari. Plinio e Tacito si dolsero non poco di tanto sperpero di denaro a causa della vanità femminile, ma non pensarono all'artigianato e al commercio che ne fiorirono sfamando la popolazione.

La matrona si vestiva e ingioiellava grazie alle schiave ornatrices, pratiche di abbigliamento e abbinamenti per far risaltare la sua bellezza. Esse si preoccupavano di creare con armonia tra le vesti, le calzature e i gioielli.  Le vesti delle donne romane furono tra le più belle, perchè non complicate ma fluttuanti, leggere e femminili, senza costrizioni ma in pieno rispetto del corpo, e di colori pastellati e vivaci, come non se ne avranno in seguito. Anche i gioielli furono inimitabili, con quel caratteristico aspetto dorato scuro dell'oro a 22 carati come usava all'epoca, più attente al gusto che non al peso dell'oggetto.


Gli artigiani orafi romani erano già a quel tempo riuniti in corporazioni: cesellatori, doratori, battiloro, commercianti di perle. Ne è testimonianza il fregio della casa dei Vetii a Pompei, sepolta con Ercolano nel 79 d.C. che fornisce un quadro che documenta l’attività orafa: orecchini a spicchio di sfera, pendenti di perle, anelli con la maschera in altorilievo riproducente un attore comico, tipico gioiello romano. I Romani per primi utilizzarono l’anello come segno di fidanzamento, mentre l’anello serpentiforme era tipico della città di Alessandria d’Egitto dove il serpente era legato al culto di Iside e di Serapide, introdotto a Roma nel 48 a.C.
Plinio descrive Lollia Paolina con un tocco di riprovazione, perchè "... ricoperta di smeraldi e perle ... con gioielli risplendenti sulla testa, nei capelli, sul collo, alle orecchie e alle dita... " (Plinio, Storia Naturale).
Provenienti soprattutto da miniere egiziane, gli smeraldi erano molto desiderati "... per molte cause, ma certamente perché di nessun colore l'aspetto è più gradevole ....

 

Appezzatissimi gli smeraldi, provenienti per lo più da miniere egiziane, i granati e i diaspri.
L'oro viene usato molto più dell'argento e di materiali poveri come il bronzo. Fanno eccezione delle collane e degli spilloni per i capelli, spesso di bronzo o materiali poveri.

La maggior parte dei resti rinvenuti sono quelli delle città sepolte vesuviane che documentano quanta ricchezza di oreficeria si possedesse in una città di provincia da parte dei soli ceti medi, senza tener conto degli aristocratici. I gioielli erano diffusissimi tra le romane.

GIOIELLI ROMANI

I romani per l'oreficeria presero a modello tanto l'oreficeria etrusca che quella greca, e perfino un tocco di oriente persiano. Indubbiamente però i primi orefici che servirono Roma furono etruschi. Ma l'oreficeria romana ebbe anche anelli a losanga incisa, di derivazione greca; o lo scarabeo girevole. I gioielli realizzati in oro e gemme si moltiplicarono verso la fine dell'età repubblicana e soprattutto a partire dall'età augustea (27 a.c.-14 d.c.), con l'apertura dei mercati orientali da cui provenivano le pietre preziose.

 

 

Soprattutto si diffusero le perle, pescate nell'Oceano Indiano e nel Mar Rosso, usate non solo nei gioielli, ma anche per ornare i vestiti e pure i calzari. Plinio e Tacito si dolsero non poco di tanto sperpero di denaro a causa della vanità femminile, ma non pensarono all'artigianato e al commercio che ne fiorirono sfamando la popolazione.

La matrona si vestiva e ingioiellava grazie alle schiave ornatrices, pratiche di abbigliamento e abbinamenti per far risaltare la sua bellezza. Esse si preoccupavano di creare con armonia tra le vesti, le calzature e i gioielli.  Le vesti delle donne romane furono tra le più belle, perchè non complicate ma fluttuanti, leggere e femminili, senza costrizioni ma in pieno rispetto del corpo, e di colori pastellati e vivaci, come non se ne avranno in seguito. Anche i gioielli furono inimitabili, con quel caratteristico aspetto dorato scuro dell'oro a 22 carati come usava all'epoca, più attente al gusto che non al peso dell'oggetto.


Gli artigiani orafi romani erano già a quel tempo riuniti in corporazioni: cesellatori, doratori, battiloro, commercianti di perle. Ne è testimonianza il fregio della casa dei Vetii a Pompei, sepolta con Ercolano nel 79 d.C. che fornisce un quadro che documenta l’attività orafa: orecchini a spicchio di sfera, pendenti di perle, anelli con la maschera in altorilievo riproducente un attore comico, tipico gioiello romano. I Romani per primi utilizzarono l’anello come segno di fidanzamento, mentre l’anello serpentiforme era tipico della città di Alessandria d’Egitto dove il serpente era legato al culto di Iside e di Serapide, introdotto a Roma nel 48 a.C.
Plinio descrive Lollia Paolina con un tocco di riprovazione, perchè "... ricoperta di smeraldi e perle ... con gioielli risplendenti sulla testa, nei capelli, sul collo, alle orecchie e alle dita... " (Plinio, Storia Naturale).
Provenienti soprattutto da miniere egiziane, gli smeraldi erano molto desiderati "... per molte cause, ma certamente perché di nessun colore l'aspetto è più gradevole ....

 

Appezzatissimi gli smeraldi, provenienti per lo più da miniere egiziane, i granati e i diaspri.
L'oro viene usato molto più dell'argento e di materiali poveri come il bronzo. Fanno eccezione delle collane e degli spilloni per i capelli, spesso di bronzo o materiali poveri.

La maggior parte dei resti rinvenuti sono quelli delle città sepolte vesuviane che documentano quanta ricchezza di oreficeria si possedesse in una città di provincia da parte dei soli ceti medi, senza tener conto degli aristocratici. I gioielli erano diffusissimi tra le romane.

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